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lunedì 8 dicembre 2008

PORCI SENZA ALI.


Approfitto di questa storia dei maiali alla diossina per consigliarvi un romanzo, se ancora non l'aveste letto; Il signore delle mosche di William Golding.
Libro tremendo questo di Golding: non lo si può leggere e tanto meno ricordare senza provare un senso di angoscia infinita. Se Freud ci aveva definitivamente convinti che i bambini non sono quegli angioletti asessuati della tradizione cristiana (e anche greco-romana, vedi gli amorini della Villa dei Vetii a Pompei) ma una prefigurazione, anche sessuale, della vita adulta, con tutte le sue perversioni in nuce, Golding ci dice semplicemente che sono la "pianta uomo" ancora in germoglio, ma con tutti gli elementi "connaturati" agli adulti: aggressività, cattiveria, superstizione, prevaricazione del più forte sul più debole, trionfo della forza sulla ragione. In più, se ancora eravamo persuasi con Rousseau che l'uomo è buono in natura ma è la società che lo rende cattivo, Golding lancia una provocazione pessimista e radicale sulla concezione dell'uomo, che egli crede irrimediabilmente "cattivo", sia in natura che in società. A dimostrazione di quest'assunto riduce, in quest'agghiacciante apologo, il consorzio umano al suo "grado zero" dei rapporti societari, ricorrendo a quell'espediente classico della narrativa inglese che è l'isola deserta (vedi Shakespeare, La tempesta, Swift, I viaggi di Gulliver, Stevenson L'isola del tesoro, Defoe, Robinson Crusoe, Tim Parks, Fuga nella luce), un luogo ucronico ed utopico ad un tempo, un'Inghilterra - anch'essa un'isola - "rovesciata", dove condurre esperimenti ipotetico-narrativi con intenti parabolici e paradigmatici. Golding immagina che in seguito ad un incidente aereo un gruppo di bambini che si suppone usciti da quell'inferno-paradiso che è il sistema educativo inglese (nessuna società e nessuna narrativa, però, quale quella inglese sa interrogarsi tanto sul tema dell'educazione dei bambini, si possono citare in tal senso decine di opere, a partire da Peter Pan a Kim a... Harry Potter), naufraga in un'isola deserta, mentre nel resto del mondo è esploso un conflitto nucleare. A loro spetta dunque "ricostruire" non un mondo ma "il" mondo. Ad una prima società gerarchizzata e ben ordinata che i bambini, ancora memori dei precetti educativi, mettono "spontaneamente" in atto, succede ben presto una seconda, tirannica e selvaggia, organizzata attorno al totem (una testa di porco infilzata su un palo) del "Signore delle mosche", traduzione letterale di Belzebù, che designa il diavolo in ebraico.
Anti-utopia nera, questo libro è un lancinante atto di accusa contro il sistema educativo inglese forse, e contro ogni pedagogia (sotto un baronetto c'è un selvaggio, dietro un Robinson un Venerdì) sicuramente; una dichiarazione di scetticismo supremo, sulla scia di Swift di Gulliver e di Una modesta proposta, verso l'emendabilità della natura umana.

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